Juive, La
(L’ebrea) Grand-opéra in cinque atti di Eugène Scribe
Musica di Jacques Fromental Halévy 1799-1862
Prima rappresentazione: Parigi, Opéra, 23 febbraio 1835

Personaggi
Vocalità
Albert
Baritono
Eléazar
Tenore
Eudoxie
Soprano
il cardinale Brogni
Basso
Léopold
Tenore
Rachel
Soprano
Ruggiero
Baritono
Note
Apogeo, insieme aLes Huguenots, delgrand-opéralaJuiveentra di prepotenza nella storia della musica per valori che vanno oltre gli indubbi meriti musicali. La messa in scena faraonica della ‘prima’ parigina (oltre a cospicue masse corali e di comparse, si utilizzavano una ventina di cavalli) si fissa quale modello di drammaturgia dove, alla grandiosità delle forme sceniche, s’accompagna l’acquisita consapevolezza che il successo dell’opera risiede nell’omogeneità dei singoli componenti; a ciò concorse anche l’assoluta fedeltà dei costumi. Il libretto di Scribe dovette subire qualche modifica: il luogo dell’azione è Costanza invece di Goa (India), il Consiglio andò al posto della Santa Inquisizione. Fu poi mutata la distribuzione dei ruoli vocali: Eléazar era inizialmente per voce grave, di basso o baritono; Halévy aveva pensato a Levasseur come protagonista, affidando Léopold a Adolphe Nourrit. A Nourrit invece si deve il protagonista e a Levasseur il cardinale Brogni. Il coro che chiudeva il quarto atto venne sostituito dalla grande aria di Eléazar “Rachel quand du Seigneur”: Nourrit ne scrisse le parole su musica già composta. Elaborato anche un lieto fine: Brogni rivela a Rachel d’essere sua figlia, perdona Eléazar e Rachel diviene una ‘nuova cristiana’; furono infine effettuati dei tagli poiché, a causa delle ripetizioni e dei complessi cambi di scena, si sarebbero superati i tempi imposti dalla direzione dell’Opéra.

A Costanza nel 1414. È il giorno d’apertura del consiglio, e la gente è in festa. Il gran prevosto Ruggero ordina l’arresto di Eléazar, gioielliere ebreo, reo di lavorare in giorno solenne e festivo, e preme affinché sia condannato a morte insieme alla figlia Rachel. Esce dalla cattedrale il cardinale Brogni, presidente del consiglio, che conobbe Eléazar a Roma, quando, al tempo in cui non era ancora consacrato, sua moglie e sua figlia perirono in un incendio: lo libera e lo perdona. Léopold, principe dell’Impero, ama Rachel; ella lo crede Samuel, un pittore ebreo, e lo invita al convito pasquale. Il popolo ingombra la piazza, mentre Eléazar e Rachel vengono sospinti sul sagrato della chiesa; Léopold interviene allora in sua difesa, contro le guardie che volevano arrestarli su istigazione di Ruggero. In casa di Eléazar si celebra la Pasqua ed è presente anche Léopold. Arriva la principessa Eudoxie per comprare una catena e farvi incidere le iniziali del suo futuro sposo. Léopold svela a Rachel di essere cristiano e le propone di fuggire. Giunge Eléazar che li sorprende, ma li perdona e acconsente alle nozze; ma questi dice che non può sposarla. Il giorno seguente, mentre si celebra la vittoria conseguita da Léopold contro i seguaci di Huss, Eléazar consegna la catena a Eudoxie, che la offre a Léopold chiamandolo suo sposo. Rachel, che ha compreso d’essere stata ingannata, lo accusa pubblicamente d’aver avuto una relazione con lei, ossia con un’ebrea: sono così entrambi rei di morte. Léopold non si difende. Tutti e tre, Léopold, Eléazar e Rachel sono tradotti in carcere. Eudoxie prega invano Rachel affinché salvi Léopold. Eléazar ricorda a Brogni che la figlia non perì nell’incendio a Roma, ma venne salvata da un ebreo, e non aggiunge altro nonostante le suppliche del cardinale. In piazza il patibolo è pronto. Rachel scagiona Léopold e questi viene esiliato. Eléazar invita Rachel all’abiura per avere salva la vita ma questa, sdegnosamente, rifiuta e si avvia al patibolo. Brogni chiede a Eléazar ove sia sua figlia: l’ebreo indica Rachel proprio mentre ella cade nella caldaia bollente.

Halévy tratta un argomento che si può anche inserire nella strisciante polemica anticlericale dell’epoca, tale e quale si avrà negliHuguenotsdi Meyerbeer, a testimonianza di un tema in quegli anni generalmente sentito. Con la differenza che il motivo scatenante ha ragioni politiche, ma prende forma di valenza religiosa.La juiveè dramma a forti tinte, incentrato sullo scontro religioso, sintetizzato dall’intolleranza di due fanatici Eléazar e Ruggiero; sottolineando anche – nel caso di Rachel – che l’appartenenza religiosa è un fattore educativo, indipendente dalla nascita. Il successo dellaJuivefu travolgente: suscitò l’ammirazione dei contemporanei, e non solo. Il giovane Wagner la considerava un modello inimitabile, Mahler la definì addirittura una delle più grandi creazioni dell’umanità. Eccellente l’orchestrazione, che permette una precisa e accurata caratterizzazione musicale dei personaggi. È difficile, oggigiorno, immaginare come il ruolo di Eléazar, personaggio dal fraseggio ampio, vibrante, sia stato scritto su misura per Adolphe Nourrit, tenore di grazia, dall’esteso registro acuto, Arnoldo nelGuglielmo Telldi Rossini, e Robert nelRobert le diabledi Meyerbeer. NellaJuivela tessitura è per tenore centrale; c’è qualche scatto verso la zona acuta, ma è di poco conto rispetto alle opere francesi di Rossini. In seguito Eléazar divenne monopolio di tenori dall’impasto scuro e dai centri corposi. Il ruolo di Rachel fu scritto per Marie Cornélie Falcon (allieva di Nourrit padre al conservatorio di Parigi), soprano ‘comodo’ o meglio mezzosoprano acuto, dotata di voce ampia, dai centri bruniti e dal luminoso registro acuto, e di spiccatissime doti drammatiche; a disagio nel canto di agilità perché tecnicamente non eccelsa. Dopo solo cinque anni di gloriosa carriera rimase afona e fu costretta a ritirarsi. Le cause possono essere molteplici, ma l’uso eccessivo, tecnicamente non sorvegliato, del registro di petto, unito a un temperamento agguerrito e a un’esagitata foga drammatica accelerarono il declino. Nonostante questo, tale fu l’impatto della voce presso il pubblico che il nome Falcon passò a qualificare una precisa tipologia sopranile. La sua voce ha segnato un’epoca, e ha generato numerose imitatrici.La juive, a lungo rappresentata anche nel nostro secolo, è oggi scomparsa dai cartelloni per la difficoltà di trovare il protagonista adatto e per superstizione. È ritenuta opera avvolta in esigenze scaramantiche, dato che fu l’ultima cantata da Caruso, Martinelli, Tucker prima di morire, e da Carreras prima della malattia.
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi