Pubblicato solo nel 1860, il libretto di Geibel era stato concepito molti anni prima e destinato a Mendelssohn; quando lo lesse, Bruch ne rimase tanto conquistato che incominciò subito a metterlo in musica, senza pensare di informare della propria iniziativa l’autore del libretto. Geibel si offese e lì per lì fece nascere una vertenza giudiziaria, ma poi lasciò correre e permise la rappresentazione.
Atto primo. Nel Medioevo. Otto non osa confessare a Lenore di essere in procinto di sposare la contessa Bertha, e quando Lenore viene prescelta fra le giovani vignaiole per rendere omaggio alla nobile coppia e si trova di fronte Otto, di cui ignorava la vera identità , cade in deliquio e perde i sensi.
Atto secondo. Sulle sponde del Reno. In una notte tempestosa, Lenore invoca l’aiuto degli spiriti e promette di appartenere d’ora in poi al loro regno; in cambio, le viene data una bellezza sfolgorante.
Atto terzo. Nel salone del castello di Otto compare Loreley, che turba con il proprio aspetto seducente il banchetto sponsale; tutti i cavalieri, fra cui Otto, si sentono invincibilmente attratti verso di lei, a tal punto da battersi fra loro. Sopraggiunge l’arcivescovo e accusa Lenore di stregoneria. Nel quadro successivo, ambientato in chiesa, l’arcivescovo, a sua volta ammaliato, assolve Loreley, benché lei stessa supplichi di condannarla; Otto viene però scomunicato.
Atto quarto. Nel frattempo muore Bertha: al tramonto Otto scende verso le sponde del Reno e vede Loreley seduta sugli scogli, intenta a cantare una melodia triste; la sirena resiste alle ardenti profferte amorose di Otto, finché il giovane, disperato, si getta tra i flutti.
La ripresa tardiva di un soggetto così visceralmente romantico risente di una certa estenuazione espressiva; la drammaturgia fa perno sul contrasto fra la sanguigna umanità dei vignaioli e la solennità cupa del mondo ecclesiastico, ma non riesce a cogliere con toni appropriati la dimensione ultraterrena degli spiriti acquatici. I lineamenti della trama sono desunti passo passo dalla ballata di Clemens Brentano, creatore della figura di Loreley; la sirena di Brentano era però una creatura tenera e affranta, ammaliatrice suo malgrado e disperata di esserlo; la prerogativa dellaLoreleydi Bruch rispetto ad altre storie ottocentesche di ondine (daUndinedi Hoffmann aRusalkadi Dvorák) è invece quella di ritrarre nella protagonista una creatura terrena che, trascinata dalla disperazione, stringe un patto con gli spiriti. La Lenore del primo atto è indiscutibilmente una comune fanciulla borghese; la trasformazione in ondina avviene solo nel secondo atto e riconduce all’atmosfera del patto maledetto comune già alFaustdi Spohr o alFreischützdi Weber. La musica scorre con un flusso autonomo, quasi più da poema sinfonico che da opera, ma trova momenti di forza nel giuramento di Lenore e nei quadri folkloristici; dopo un’iniziale calo di fortuna, l’interesse per questa partitura fu risvegliato nel nostro secolo da Pfitzner.
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi