Home Page
Consultazione
Ricerca per categorie
Ricerca opere
Ricerca produzioni
Ricerca allestimenti
Compagnia virtuale
Servizio
Informazioni e FAQ
Condizioni del servizio
Manuale on-line
Assistenza
Abbonamento
Registrazione
Listino dei servizi
Area pagamenti
Situazione contabile


Visualizzazione opere

Loreley, Die
Grande opera romantica in quattro atti di Emanuel Geibel
Musica di Max Bruch 1838-1920
Prima rappresentazione: Mannheim, Hof- und Nationaltheater, 14 giugno 1863

Personaggi
Vocalità
Bertha
Soprano
Hubert
Basso
Lenore
Soprano
Leupold
Tenore
l’arcivescovo di Magonza
Basso
Otto
Tenore
Reinald
Baritono
una vignaiola
Soprano
Note
Pubblicato solo nel 1860, il libretto di Geibel era stato concepito molti anni prima e destinato a Mendelssohn; quando lo lesse, Bruch ne rimase tanto conquistato che incominciò subito a metterlo in musica, senza pensare di informare della propria iniziativa l’autore del libretto. Geibel si offese e lì per lì fece nascere una vertenza giudiziaria, ma poi lasciò correre e permise la rappresentazione.

Atto primo. Nel Medioevo. Otto non osa confessare a Lenore di essere in procinto di sposare la contessa Bertha, e quando Lenore viene prescelta fra le giovani vignaiole per rendere omaggio alla nobile coppia e si trova di fronte Otto, di cui ignorava la vera identità, cade in deliquio e perde i sensi.

Atto secondo. Sulle sponde del Reno. In una notte tempestosa, Lenore invoca l’aiuto degli spiriti e promette di appartenere d’ora in poi al loro regno; in cambio, le viene data una bellezza sfolgorante.

Atto terzo. Nel salone del castello di Otto compare Loreley, che turba con il proprio aspetto seducente il banchetto sponsale; tutti i cavalieri, fra cui Otto, si sentono invincibilmente attratti verso di lei, a tal punto da battersi fra loro. Sopraggiunge l’arcivescovo e accusa Lenore di stregoneria. Nel quadro successivo, ambientato in chiesa, l’arcivescovo, a sua volta ammaliato, assolve Loreley, benché lei stessa supplichi di condannarla; Otto viene però scomunicato.

Atto quarto. Nel frattempo muore Bertha: al tramonto Otto scende verso le sponde del Reno e vede Loreley seduta sugli scogli, intenta a cantare una melodia triste; la sirena resiste alle ardenti profferte amorose di Otto, finché il giovane, disperato, si getta tra i flutti.

La ripresa tardiva di un soggetto così visceralmente romantico risente di una certa estenuazione espressiva; la drammaturgia fa perno sul contrasto fra la sanguigna umanità dei vignaioli e la solennità cupa del mondo ecclesiastico, ma non riesce a cogliere con toni appropriati la dimensione ultraterrena degli spiriti acquatici. I lineamenti della trama sono desunti passo passo dalla ballata di Clemens Brentano, creatore della figura di Loreley; la sirena di Brentano era però una creatura tenera e affranta, ammaliatrice suo malgrado e disperata di esserlo; la prerogativa dellaLoreleydi Bruch rispetto ad altre storie ottocentesche di ondine (daUndinedi Hoffmann aRusalkadi Dvorák) è invece quella di ritrarre nella protagonista una creatura terrena che, trascinata dalla disperazione, stringe un patto con gli spiriti. La Lenore del primo atto è indiscutibilmente una comune fanciulla borghese; la trasformazione in ondina avviene solo nel secondo atto e riconduce all’atmosfera del patto maledetto comune già alFaustdi Spohr o alFreischützdi Weber. La musica scorre con un flusso autonomo, quasi più da poema sinfonico che da opera, ma trova momenti di forza nel giuramento di Lenore e nei quadri folkloristici; dopo un’iniziale calo di fortuna, l’interesse per questa partitura fu risvegliato nel nostro secolo da Pfitzner.
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi


Credits - Condizioni del servizio - Privacy - Press Room - Pubblicità