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Lodoletta
Opera in tre atti di Giovacchino Forzano, dalla novella Two Little Woodden Shoes di Ouida
Musica di Pietro Mascagni 1863-1945
Prima rappresentazione: Roma, Teatro Costanzi, 30 aprile 1917

Personaggi
Vocalità
Antonio
Basso
Flammen
Tenore
Franz
Baritono
Giannotto
Baritono
il portalettere
Tenore
la Pazza
Contralto
la Vanard
Soprano
Lodoletta
Soprano
Maud
Soprano
una voce
Tenore
Note
Era stato Giacomo Puccini a vincere l’asta per i diritti diDue zoccoletti, il romanzo di Ouida che desiderava musicare: un progetto che stava a cuore anche a Mascagni e a Casa Sonzogno. Ma Puccini, pur vincitore, rinunciò all’idea, lasciando campo libero a Mascagni. «Ho voluto specialmente che dalla musica scaturisse un mite senso di conforto, una virtù restauratrice per la vita morale dell’umanità passata attraverso al gran dramma della guerra»: così, al ‘Corriere della Sera’, il compositore aveva spiegato perché, dopoIsabeaueParisina(ossia dopo un periodo influenzato da D’Annunzio) era tornato a una vicenda idillica più vicina all’Amico Fritz, seppure con finale drammatico.

In Olanda, nella seconda metà del XIX secolo. Si festeggiano i sedici anni di Lodoletta, la figlia adottiva di Antonio. Il vecchio, per poter comprare due zoccoletti rossi alla ragazza, presta (in cambio di una moneta d’oro) l’immagine della Madonna a Flammen, un pittore parigino esule in Olanda per motivi politici; poi Antonio sale su un albero per cogliere alcuni rami di pesco, ma cade e muore. Flammen protegge Lodoletta, rimasta sola al mondo; ma il paese mormora, perché la ragazza viene considerata l’amante di un libertino. Flammen, pur innamorato di Lodoletta, torna in Francia (ha ottenuto la grazia) e la abbandona. Lodoletta allora lo raggiunge a Parigi (“Flammen perdonamiâ€): nevica, è la notte di san Silvestro, e la ragazza vede attraverso una finestra Flammen che festeggia Capodanno; tenta allora di scappare, ma cade sulla neve e muore. Il pittore esce di casa, vede i due zoccoletti rossi e scopre il cadavere di Lodoletta.

L’opera non è immune da un certo bozzettismo: piccoli quadri di paese con coretti di bimbi e macchiette. Non stupisce che il personaggio della protagonista piacesse a Puccini: è un’eroina semplice che lotta per il proprio amore. Mascagni riesce a descrivere il passaggio del suo animo da spensierata ragazza a donna che soffre per amore in due arie: “Comari, comari che corsa†è il suo allegro ingresso in scena, ancora felice, ancora in clima di idillio; “Flammen perdonami†è invece già il canto di un amore adulto, di una maturità forse troppo presto raggiunta. L’attenzione per la melodia, per i singoli particolari avvicina la scrittura di Mascagni a quella di Puccini; l’orchestra predilige sonorità trasparenti, mai grevi, a tratti già vicine a quelle diSì, l’operetta scritta poco dopo. Ma Mascagni riesce anche a evidenziare la drammaticità di alcune scene inserendole, a contrasto, in momenti di gioia: così per la morte di Antonio, nel corso della festa del primo atto, con una toccante nenia funebre; e nel finale, dove l’orchestra declina un valzer per la festa di Capodanno mentre Lodoletta muore.
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi


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