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Marescalco, Il
Commedia in due atti proprio, dalla commedia di Pietro Aretino
Musica di Gian Francesco Malipiero 1882-1973
Prima rappresentazione: Treviso, Teatro Comunale, 22 ottobre 1969

Personaggi
Vocalità
Ambrogio
Basso
Carlo
Mimo
Giannicco
Tenore
il conte
Baritono
il giudeo
Tenore
il Marescalco
Baritono
il Pedante
Tenore
la sua balia
Mezzosoprano
messer Jacopo
Baritono
Note
Composta nel 1960, ma con il finale riscritto nel 1968, la commedia utilizza il testo dell’Aretino con tagli e adattamenti: le parole sono autentiche, ma gli episodi collazionano passi diversi, purgati delle abbondanti licenziosità dell’originale. Il risultato è agile e compatto, perfettamente nello spirito dell’antica letteratura italiana, così spesso preferita nei libretti di Malipiero, e dei tipi della commedia dell’arte, cui corrispondono anche precise caratterizzazioni musicali. Presentato al Comunale di Treviso, insieme alla ripresa delCapitan Spavento, nel centenario della fondazione (con la coraggiosa scelta di un contemporaneo – asolano d’adozione – per l’inaugurazione della stagione),Il Marescalcosuscitò entusiasmo di pubblico e un inconsueto, unanime consenso della critica. Pur lodando chi il bellissimo finale (D’Amico), chi il racconto della balia e i monologhi del Pedante (Mila), chi il preludio del secondo atto, il monologo del Marescalco o ancora la caratterizzazione del giudeo (Pinzauti), nessuno mancò di segnalare i momenti retrospettivi dell’opera, legata in molti punti ai modi di trent’anni prima, fino a «sfidare i rischi dell’inattualità» (Messinis). Un appunto di D’Amico si rivolse però alla scenografia, che l’autore volle naturalistica: le armonie pungenti fino all’atonalità di questa fase malipieriana «esigerebbero un’interpretazione scenica di ascendenza espressionistica».

Atto primo. Giannicco riferisce che il Marescalco, per volere del duca di Mantova, dovrà sposarsi quella sera stessa. Il misogino interessato, però, non ne vuole sapere, e si conforta con i racconti delle disavventure coniugali di Ambrogio e di messer Jacopo. Arriva il Pedante a dargli l’annuncio ufficiale, mentre la balia tenta di convincerlo raccontandogli un sogno; il Marescalco è indispettito, e la balia suggerisce allora degli incantesimi per convincere il duca a cambiare idea. Spazientito ancora di più per l’arrivo di un ambulante (il giudeo) che gli propone dei doni per la sposa, il Marescalco riceve dal conte una minaccia di morte se non si atterrà ai voleri del duca. L’atto termina comicamente: un paggio appicca il fuoco alle vesti del Pedante, che protesta fra le risa di tutti.

Atto secondo. Al termine di un esteso episodio orchestrale, il Marescalco medita sulla propria sorte, fino all’arrivo di Giannicco, del conte e del Pedante con gli anelli nuziali. Un ampio intermezzo orchestrale trasferisce la scena nel palazzo del duca, dove appare la sposa, velata: lo sposo riluttante entra con tutti gli invitati. Il Pedante pronuncia il discorso nuziale, e il matrimonio viene celebrato; alla sposa viene tolto il velo e appare un paggio, fra l’ilarità generale. Nella scena finale il Marescalco tenta di dirigersi verso un’enorme incudine, ma appaiono alcune donne che, «come le baccanti di Orfeo», lo rapiscono.

La vicenda, quasi priva di azione, in cui «tutto è chiacchiere» (Waterhouse), presenta una successione di tipi, contraddistinti da appropriati segnali musicali: Giannicco con il canto vivace e stornellante; il Pedante con il tono ufficiale, spesso in latino, ridicolmente pomposo; il giudeo con la cantilena, tra la salmodia e il grido dell’ambulante. I dialoghi, invece, adottano un declamato fedele alla struttura della frase, tipico di Malipiero, mentre all’orchestra vengono affidati interventi inquieti ed essenziali. Diversi passi presentano un arioso contrappunto: il sogno della balia si avvale di un canone a sei parti, il preludio iniziale (che accompagna poi il monologo del Marescalco del secondo atto e riappare altrove) procede per entrate successive. È all’orchestra, inoltre, che si devono i riflessi più inquietanti dell’opera, di una comicità un poco allucinata e sinistra, come la marcia nuziale-funebre che conduce il Marescalco verso la sua sposa o il misterioso e coloristico finale: pur nel generale tono brioso, Malipiero conferisce al protagonista un aspetto cupo, che lo rende figura complessa e ambivalente.
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi


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