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Nerone
Tragedia in quattro atti proprio
Musica di Arrigo Boito 1842-1918
Prima rappresentazione: Milano, Teatro alla Scala, 1º maggio 1924

Personaggi
Vocalità
Asteria
Soprano
Cerinto
Contralto
Dositeo
Baritono
Fanuel
Baritono
Gobrias
Tenore
il tempiere
Tenore
lo schiavo ammonitore
Baritono
Nerone
Tenore
Perside
Soprano
Rubria
Mezzosoprano
Simon Mago
Baritono
Tigellino
Basso
un viandante
Tenore
un viandante
Basso
Note
Cinquantasei anni trascorsero tra il primo segnale del progettoNerone(una lettera di Boito al fratello Camillo del 19 aprile 1862) e la morte del suo autore, che lasciò l’opera incompleta nell’orchestrazione. Un enorme arco di tempo, che probabilmente non ha eguali nella storia dell’opera e che la dice lunga sui problemi e sulle incertezze che caratterizzarono il Boito post-Mefistofele. In questi cinquantasei anni Boito mise a punto un’impressionante mole di materiale preparatorio (abbozzi musicali, appunti e iconografia su scene e costumi, schede su personaggi e situazioni drammatiche, taccuini di lessico e metrica e persino un intero trattato di armonia concepitoad hoc), utilizzando fra l’altro, in maniera capillare, un’amplissima bibliografia, che va dai più importanti storici latini (Tacito, Svetonio) fino agli studiosi del suo tempo (Renan, Mommsen). L’opera, progettata originariamente in cinque atti, fu ridotta a quattro negli anni Dieci, dopo la pubblicazione della tragedia in versi (1901), nella quale è presente anche il quinto atto. Al completamento dell’orchestrazione lavorarono Tommasini e Smareglia, sotto la supervisione di Toscanini, che fu anche il direttore della prima rappresentazione. Lo sfarzosissimo allestimento delNerone, con le scene e i costumi disegnati da Lodovico Pogliaghi seguendo le minuziose indicazioni lasciate da Boito stesso, fu uno dei massimi esiti della scenotecnica scaligera del primo Novecento.

Atto primo. La vicenda vive soprattutto della contrapposizione tra il mondo pagano in disfacimento e il nascente mondo cristiano. Nerone allontanatosi da Roma dopo il suo matricidio, cerca infatti conforto nei riti di Simon Mago, ma viene atterrito e messo in fuga dall’improvvisa, spettrale apparizione di Asteria. Simon Mago pensa di usare Asteria, che è follemente attratta da Nerone, contro lo stesso imperatore. Poco lontano, la preghiera della giovane Rubria viene interrotta dall’apostolo cristiano Fanuel, che la esorta a confessare il peccato che la opprime. Il dialogo viene interrotto da Simone, che offre dell’oro a Fanuel in cambio dei suoi miracoli, ricevendone invece una maledizione. Nerone ritorna e Tigellino gli annuncia che tutto il popolo romano sta sopraggiungendo per riportarlo in trionfo nell’Urbe.

Atto secondo. Nel tempio di Simon Mago. Per piegare Nerone alle sue ambizioni, dopo esser ricorso a vari stratagemmi Simon Mago gli fa comparire dinanzi Asteria in veste di dea; ma quando la giovane si china sull’imperatore per baciarlo, questi si accorge di avere fra le braccia una donna: nella sua furia inarrestabile devasta allora il tempio, scoprendo i trucchi di Simon Mago, che viene arrestato dai pretoriani e condannato a morire nel circo.

Atto terzo. I cristiani sono riuniti in preghiera sotto la guida di Fanuel, quando giunge Asteria, fuggita dalla fossa delle serpi in cui era stata fatta gettare da Nerone, per avvertirli che anch’essi sono stati condannati dall’imperatore. Simon Mago guida i soldati romani fino a loro; Fanuel, arrestato, chiede ai confratelli di pregare mentre viene condotto via.

Atto quarto.Quadro primo. ‘L’oppidum’. Nel circo Massimo. Simon Mago viene avvertito dell’imminente incendio della città, appiccato per favorire la sua fuga; anche Nerone ne è a conoscenza, e anzi se ne allieta con Tigellino: «ciò che struggo, risorge». Quando i cristiani vengono condotti a forza nell’arena, una vestale, velata, chiede pietà per loro; ma Nerone, fattole strappare il velo da Simone, riconosce Rubria, segnando così la sua condanna. Simon Mago, forzato a volare da Nerone, si schianta al suolo proprio mentre l’annuncio dell’incendio provoca un fuggi fuggi generale.Quadro secondo. Nellospoliariumdel Circo Massimo. Nel sotterraneo del circo, dove si depongono i morti, Fanuel e Asteria cercano Rubria; la giovane, ormai in fin di vita, confessa finalmente a Fanuel il suo peccato, quello di aver servito un falso dio come vestale, e contemporaneamente gli svela il suo amore. Fanuel le dà il perdono cristiano e la dichiara sua sposa; Rubria muore e Fanuèl fugge con Asteria dallospoliariumin fiamme.

«Per mia disgrazia ho studiato troppo la mia epoca (cioè l’epoca del mio argomento) (...) terminerò ilNeroneo non lo terminerò ma è certo che non lo abbandonerò mai per un altro lavoro e se non avrò la forza di finirlo non mi lagnerò per questo e passerò la mia vita, né triste né lieta, con quel sogno nel pensiero». Con queste parole, scritte nel 1884 in una lettera a Verdi, Boito stesso tratteggiava con stupefacente lucidità i destini, passati e futuri, della sua seconda e ultima opera in musica. La cura maniacale posta nel lavoro di documentazione, testimoniata da migliaia di schede e da diversi taccuini, divenne a lungo andare un ostacolo al lavoro del compositore. Inoltre, l’enorme lasso di tempo trascorso tra l’inizio del progetto e l’effettiva realizzazione della musica ebbe come conseguenza l’inattualità di un’opera che, nata per essere coeva diOtelloeCavalleria rusticana, si trovò invece a fare i conti conPelléaseSalome; e in ciò è forse da individuare una delle possibili ragioni del mancato completamento. Tuttavia, non si può dire cheNeronesia un fallimento dal punto di vista artistico: seMefistofeleha sempre conservato un posto nel repertorio operistico,Neroneavrebbe certo meritato miglior fortuna.
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi


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