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Oberon
Opera in un atto Oberon, il principe magico di Ben Jonson
Musica di Niccolò Castiglioni 1932-1996
Prima rappresentazione: Venezia, Teatro La Fenice, 9 settembre 1981

Personaggi
Vocalità
due maghi
Basso
Fosforo
Basso
satiro (4)
Tenore
Sileno
Tenore
Silvano
Basso
Silvano
Tenore
Note
Come ?The Lords’ Masque, ancheOberon, scritta anch’essa nel 1981 e per la medesima circostanza, vuole recuperare le convenzioni delmasqueinglese, con la compresenza di personaggi umani e allegorici e l’importanza affidata alle danze, ai cori e all’aspetto scenografico in generale. Il soggetto di Ben Jonson (Oberon, il principe magico, un masque di principe Enrico) risente dell’universo magico-fantastico shakespeariano, ma anche della filosofia del romanzo utopistico seicentesco. I personaggi alludono infatti ai valori positivi di un mondo ideale, ricostrubile solo attraverso un corretto rapporto con la natura. Anche l’antica saggezza alchemica, capace di unire musica e scienza, psicologia e chimica per intraprendere il cammino della sapienza nascosta nella vita, si insinua come privilegio destinato a chi cerca la verità. Non a caso, il tema della reciprocatrasmutazionedella natura e dell’uomo è alla base delle ironiche e penetranti considerazioni del ‘Sottile’ nell’Alchemistdi Ben Jonson. InOberon, la musica si fa essa stessa portavoce di quel mistero, che può svelarsi solo a coloro che sono illuminati dal desiderio.

Subito si crea un’atmosfera gioiosa ed evocativa, nella quale un satiro chiama a raccolta i compagni. Il loro capo, il saggio Sileno, li invita a celebrare i riti del magico principe e dei cavalieri in onore del bellissimo Oberon. Appare il glorioso palazzo, davanti al quale dormono i Silvani. I satiri, giocosi, impertinenti e dispettosi, li circondano e li svegliano. Mentre i due Silvani dicono a Sileno e ai satiri che i cancelli della terra magica si apriranno solo dopo il canto del secondo gallo, il coro femminile intona un inno alla luna. A questo punto si inseriscono una canzone alla luna e un’antica danza «piena di gesti e movimenti lenti». Una musica trionfale accompagna l’affacciarsi del mondo delle fate e l’arrivo di Oberon, su una biga guidata da due orsi bianchi. Il coro intona un inno al grande cavaliere; un Silvano zittisce i satiri e li avvisa che Oberon sta iniziando un rito in onore della corte britannica e di re Arturo. Sileno annuncia che i maghi e gli elfi traccerano «circoli leggeri e figure» finché non verrà indicato l’erede alla corona. I due maghi intervengono con frasi brevi e simmetriche, che si concludono con l’intervento del coro. Alla danza dei maghi segue la canzone intonata dal coro femminile, chiusa dalla danza di Oberon e dei cavalieri. Il coro sollecita i maghi a danzare ancora e i balli si susseguono, compresa una gagliarda, fino alla dolcissima canzone di uno dei Silvani. Fosforo invita la luna, le stelle, i satiri e i maghi a ritirarsi, poiché sta giungendo il giorno: un’ultima canzone del coro femminile chiude l’operina.

La scrittura di Castiglioni è qui, come nella maggior parte dei suoi lavori degli anni Ottanta e Novanta, resa ancora più essenziale e simbolica: gesti schivi e timbricamente puri disegnano un arco formale chiaro e bilanciato, in cui cori, danze, canzoni e forme strumentali antiche rivivono attraverso una stilizzazione rarefatta; ne risulta un inno spontaneo e aereo ai più semplici e portanti valori dell’arte e della vita.
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi


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