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Procedura penale
Opera buffa in un atto di Dino Buzzati
Musica di Luciano Chailly 1920-
Prima rappresentazione: Como, Teatrino di Villa Olmo, 30 settembre 1959

Personaggi
Vocalità
Donna Titti
Soprano
Giandomenico
Baritono
la contessa Delorme
Soprano
Paola
Contralto
Polcevera
Tenore
Note
Nel 1958 Giulio Paternieri, sovrintendente del Teatrino di Villa Olmo a Como, commissionò a Luciano Chailly un’operina, che doveva far parte di un trittico di lavori contemporanei insieme a quelli di Bruno Bettinelli (La smorfia) e Raffaello de Banfield (Colloquio con il tango) e per la quale il libretto sarebbe stato scritto da Dino Buzzati. Chailly avrebbe voluto come soggetto il raccontoIl mantello, ma Buzzati gli proposeQuarto grado, che sarebbe poi diventatoProcedura penale.

Così Buzzati raccontò la trama in una lettera al compositore: «Siamo in una casa elegante, borghese, si parla del più e del meno, le solite cretinate (potrebbe essere anche un pranzo, o un cocktail party). Poi ecco arriva l’invitata. Convenevoli, eccetera. La fatua conversazione prosegue. Senonché a un certo punto all’invitata fanno una domandina apparentemente indifferente, e poi un’altra e poi un’altra. In breve, con progressione che stringerà sempre più i tempi, l’invitata subisce un interrogatorio serratissimo dal quale lei risulterà colpevole di un orribile delitto. E i membri della famiglia che la ospitano si muteranno via via in accusatore, poliziotto, giudice, testimonio a carico e così via. Finché all’epilogo, quando la condanna a morte sembra inevitabile e la concitazione del dialogo e della musica ha raggiunto il massimo, tutto il funesto incanto si rompe e, senza soluzione di continuità riprende, come se nulla fosse accaduto, il banale tranquillo dialogo iniziale».

Per caratterizzare ogni personaggio Chailly associò – anche con intento satirico – a ogni personaggio uno strumento: il flauto per la contessa, ovvero l’imputata; il saxofono per la snob Titti; violoncello, contrabbasso e timpani per la foga forense di Giandomenico; il clarinetto per la tranquilla Paola. L’opera è considerata tra le migliori di Chailly, per la perfetta adesione al libretto di Buzzati, per la vena leggera e satirica, per la finezza di strumentazione, che ironizza su un processo che si rivela poi inesistente.
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi


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