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Prigionier superbo, Il
Dramma per musica in tre atti anonimo, da La fede tradita e vendicata di Francesco Silvani
Musica di Giovanni Battista Pergolesi 1710-1736
Prima rappresentazione: Napoli, Teatro San Bartolomeo, 5 settembre 1733

Personaggi
Vocalità
Ericlea
Soprano
Metalce
Contralto
Micisda
Soprano
Rosmene
Contralto
Sostrate
Tenore
Viridate
Soprano
Note
A causa dei terremoti che colpirono Napoli alla fine del 1732, la stagione di carnevale del 1733 fu sospesa e a Pergolesi fu commissionata un’opera seria per il compleanno dell’imperatrice Elisabetta Cristina, il 28 agosto 1733 (data comunemente indicata per la ‘prima’ delPrigionier superboe dei suoi celebri intermezzi,La serva padrona). Per qualche ragione, però, la ‘prima’ ebbe luogo il 5 settembre, e altre repliche si svolsero in ottobre. Il libretto è molto vicino aLa fede tradita e vendicatadi Francesco Silvani, intonato da Francesco Gasparini (Venezia 1704) e riecheggiato anche da Leonardo Vinci (Ernelinda, Napoli 1726), dove Metalce diventa Ricimero: si ipotizza così che i cenni a un perdutoRicimerodi Pergolesi vadano riferiti alPrigionier superbo. Il libretto di Silvani differisce comunque da altri libretti di ambientazione romana che trattano la storia di Ricimero.

Atto primo. Il re dei Goti Metalce, vittorioso sui norvegesi, promette in moglie Rosmene, figlia del re prigioniero Sostrate, al fedele Viridate, che l’ama. La promessa sposa Ericlea, però, si accorge che Metalce stesso si è invaghito di Rosmene e medita vendetta insieme al suo amante Micisda. Rosmene però rifiuta Metalce, che ordina la morte di Sostrate per costringerla: il padre le ingiunge di resistere al ricatto.

Atto secondo. Ericlea svela a Viridate gli intenti di Metalce e i due litigano per Rosmene; Metalce promette inutilmente la corona a Sostrate se gli concederà la figlia: infine li imprigiona entrambi con Viridate, che era intervenuto in soccorso. In prigionia, Sostrate concede la figlia a Viridate. Metalce propone a Rosmene l’alternativa tra le nozze e la morte di Sostrate e Viridate, intimandole di scegliere quale dei due risparmiare: Rosmene, disperata, salva il padre.

Atto terzo. Ericlea e Micisda preparano una rivolta contro Metalce e mostrano il foglio con cui Rosmene ha condannato Viridate e accettato le nozze. Padre e amante rifiutano Rosmene. Inizia la battaglia e gli insorti hanno la meglio; Rosmene può spiegarsi ed è perdonata. Sostrate riottiene il trono norvegese e nomina Ericlea reggente dei Goti.

L’eredità conservatrice, ancora presente nella precedenteSalustia, tende qui (forse anche grazie all’esperienza buffa) ad attenuarsi, nel senso della semplificazione e della trasformazione del pathos in sentimentalità (soprattutto per il personaggio di Rosmene). Gli accompagnamenti tendono a schematizzarsi e, in un’aria eroica come quella alla fine del primo atto (Sostrate, “Salda quercia”, con trombe da caccia), figura per la prima volta il ‘basso albertino’, mentre Metalce, in un momento drammatico come l’aria “Trema il cor”, preceduta da recitativo accompagnato con effetti di violini con sordina e trombe da caccia, esprime il suo spavento parlando di «un insolito tormento, sì l’intendo e dir non so». Il modello del libretto di Silvani (che prevede anche il diffusotoposdell’‘orrida prigione’, con annesso arioso e accompagnamento in sincope) è modificato in alcuni aspetti: la scena della scelta del condannato è nuova, e l’intervento di Rosmene, che chiude il secondo atto, è ampliato in una scena articolata, che comprende (nello stile di Vinci) un accompagnato di grande partecipazione affettiva e un’aria di sdegno piena di pause e di figurazioni espressive.
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi


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