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Per Massimiliano Robespierre
Scene musicali in due tempi e un intermezzo critico proprio, da testi di Maximilien de Robespierre
Musica di Giacomo Manzoni 1932-
Prima rappresentazione: Bologna, Teatro Comunale, 12 aprile 1975

Personaggi
Vocalità
Carlotta
Soprano
Donna I
Soprano
Donna II
Soprano
Donna III
Mezzosoprano
Eleonora Duplay
Recitante
il finanziere
Recitante
il generale
Recitante
Robespierre
Mezzosoprano
Robespierre
Soprano
Robespierre
Basso
Robespierre
Baritono
un uomo
Recitante
voce di una bambina
Recitante
Note
È il lavoro di teatro musicale più sperimentale e innovativo di Manzoni: l’opera realizza infatti, e nel modo più compiuto, quel progetto di ‘teatro di idee’, antinarrativo, critico, impegnato e razionale, che l’avanguardia musicale italiana, con lo stesso Manzoni in prima linea, andava definendo in sede di ricerca teorica e di prassi compositiva fin dall’inizio del decennio precedente. Viene inoltre istituzionalizzata, nelRobespierremanzoniano, una complessa prassi creativa d’équipe: le specifiche competenze di musicista, librettista, regista (Virginio Puecher), scenografo (Pino Spagnulo), musicologo (Luigi Pestalozza), storico e degli interpreti convergono infatti non solo in fase di messinscena del lavoro, ma sin dalle fasi preliminari di progettazione. Anche perché, come ha scritto lo stesso Manzoni in un volume pubblicato in occasione della prima rappresentazione dell’opera, «il teatro può avere ancora un futuro solo se veicolo di arricchimento delle coscienze e della capacità critica da parte degli spettatori, per ottenere la quale è indispensabile l’arricchimento artistico ottenuto attraverso l’individuazione del livello ideativo, creativo, di collaborazione, di convergenza di interessi diversi da un lato, e di tecniche attuali (musicali, vocali, visive, registiche, scenotecniche, cinetiche e così via) dall’altro». Per questa ragione tra le due parti dell’opera è prevista la realizzazione di un ‘intermezzo critico’, che coinvolga spettatori e ideatori dell’opera in un dialogo sull’idea cardine del lavoro: che è appunto quella di approfondire criticamente la figura del grande rivoluzionario, non presentando un’azione che lo veda protagonista, ma un montaggio di frasi di e su Robespierre, tratti da una grande messe di testimonianze contemporanee e di testi letterari, storici, politici o filosofici. Tali materiali sono ordinati in cinque ‘percorsi’, che contengono una serie di enunciati sui grandi problemi umani e sociali, e quattro scene, che richiamano la realtà storica nella quale il paladino della rivoluzione si trovò a operare, al fine di contestualizzarne e quindi inverarne il pensiero. Scopo dell’organizzazione strutturale del lavoro è il mettere in trasparente evidenza la radicalità degli ideali robespierriani, la sua visione anticipatrice di un mondo nuovo e migliore, l’attualità del suo pensiero.Per Massimiliano Robespierreè dunque un canovaccio di idee, uniche protagoniste della scena, fino al punto di annullare la fisicità del personaggio Robespierre, personaggio smaterializzato in quanto interpretato in scena da un quartetto vocale. La vocalità, sia solistica sia corale, è peraltro oggetto di una particolare cura: inPer Massimiliano Robespierresi ritrova tutto l’originale portato linguistico esperito da Manzoni in numerose composizioni corali precedenti, e si approfondisce la ricerca di una sintesi tra le tecniche di ‘smembramento fonetico’ dei testi (tipiche della scrittura manzoniana degli anni Sessanta e Settanta) con l’esigenza, particolarmente sentita nel caso di un’opera ‘impegnata’ come questa, di non compromettere l’intelligibilità del testo. E da qui si origina la scelta del compositore di distinguere i ruoli cantati da quelli parlati, scelta riuscitissima se si pensa che proprio le pagine vocali, e particolarmente quelle corali, sono tra le più ispirate e innovative dell’opera. Da segnalare infine la qualità eminentemente lirica dell’ultima scena, nella quale Carlotta narra l’episodio della morte del fratello Robespierre, nella certezza che la posterità saprà consegnargli il giusto posto che gli spetta nella storia. Per la parte strumentale l’opera, che si avvale di un organico piuttosto ampio, è caratterizzata da un acceso e compatto ‘materismo’, tipico dello stile manzoniano di quegli anni.
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi

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