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Trame deluse, Le
Commedia per musica in due atti di Giuseppe Maria Diodati
Musica di Domenico Cimarosa 1749-1801
Prima rappresentazione: Napoli, Teatro Nuovo, 7 dicembre 1786

Personaggi
Vocalità
Don Artabano
Basso
Don Nardo Fionza
Basso
Dorinda
Soprano
Glicerio
Tenore
Olimpia
Soprano
Ortensia
Soprano
Note
Il decennio 1780-90 è per Cimarosa quello della definitiva notorietà: le commissioni provenienti dai teatri di Napoli, ma anche di Roma, Venezia, Milano e altre città, rendono l’attività del musicista molto intensa, nel campo serio come in quello comico. Nel 1786 vedono la luceLe trame deluse, uno dei massimi raggiungimenti cimarosiani nell’opera buffa, conosciuto in poco tempo anche fuori d’Italia. Pur senza andare molto oltre i confini della farsa, il libretto sfrutta abilmente il tipo letterario e aneddotico (non senza radici nella realtà sociale) dell’avventuriero settecentesco. Qui gli avventurieri agiscono in coppia e sono per giunta veri e propri lestofanti; la loro vittima è un vecchio sciocco (Don Artabano) desideroso di prender moglie e accordatosi per iscritto con un mercante romano che gli ha promesso la figlia. L’astuta Ortensia lo viene a sapere e arriva in anticipo a Napoli spacciandosi per la sposa; il suo compare Don Nardo fa la parte dell’accompagnatore, nella speranza di derubare il vecchio. Prima di mettersi insieme, i due truffatori hanno già avuto modo di ingannare, ognuno per suo conto, parecchia gente, fra cui un cavaliere bolognese (Glicerio) tradito da Ortensia e una nobildonna senese (Dorinda) abbandonata e derubata da Don Nardo. Il caso vuole che le vittime si trovino proprio in casa di Don Artabano, il primo come innamorato della nipote Olimpia, la seconda come giardiniera (avendola ridotta in miseria la rapina subito). Il riconoscimento incrociato suscita opposti sentimenti e una generale confusione. Il vecchio ovviamente non dubita della finta sposa, neppure quando Glicerio sventa un tentativo notturno di furto. Il furbo Don Nardo riesce infatti con uno stratagemma a far ricadere la colpa sullo stesso Glicerio. Seguono scene di gelosia, minacce armate, il momentaneo imprigionamento di Don Nardo in un sotterraneo, fino a che la scoperta dei due malvagi in flagranza di reato e l’arrivo da Roma della vera sposa non scioglie ogni equivoco.

La vicenda, alquanto convenzionale, è trattata da Cimarosa con una ricchezza di ispirazione musicale pari solo a quella delMatrimonio segreto. Fedele alla propria maniera, il musicista evita la via del realismo e sceglie quella della cantabilità diffusa, in orchestra come nelle voci, nei movimenti veloci non meno che in quelli lenti. Una cantabilità compiaciuta di sé, che sfuma le diversità di carattere tra i vari personaggi e rallenta volutamente il ritmo dell’azione per meglio lasciarsi gustare. Così, salvo qualche raro momento in cui risuonano corde più robuste, casi talvolta anche violenti della commedia vengono risolti in una cifra di composta eleganza, appena velata di malinconia quando si tocca il tema degli amori traditi; sempre e comunque al più alto livello di invenzione. Lo svolgersi dell’azione è punteggiato di affascinanti passi dei fiati e soprattutto da parentesi di commento a più voci che meritano di essere ricordati tra i più incantevoli episodi di polifonia mai ascoltati nell’opera buffa del Settecento. Non a torto l’opera ha beneficiato in tempi moderni dell’attenzione di un interprete ‘storico’ quale Sesto Bruscantini, che ha cantato la parte di Don Nardo in una registrazione curata dalla Rai di Milano (1969), sotto la direzione di Vittorio Gui.
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi


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