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Viaggio del signor Broucek sulla luna
[Vylet pana Broucka do mesíce] Opera in due atti di Viktor Dyk, Karel Masek, Zikmund Janke, Frantisek Gellner, Jirí Mahen e Frantisek Serafínsky Procházka, dal romanzo omonimo di Svatopluk C
Musica di Leóš Janácek 1854-1928
Prima rappresentazione: Praga, Teatro Nazionale, 23 aprile 1920

Personaggi
Vocalità
Arcilume
Tenore
il sagrestano padre di Malinka/Selenio
Basso-Baritono
il suo garzone/il bambino prodigio
Soprano
l’oste Würfl
Basso
Málinka/Etherea
Soprano
Matej Broucek
Tenore
Mazal/Cerulo
Tenore
Nebulo
Tenore
Note
Questa piccola opera, prima parte del dittico ‘I viaggi del signor Broucek’ (Vylety pana Broucka) cui Janácek si dedicò, a più riprese, tra il 1908 e il 1917, è tratta dal romanzo satirico di Svatopluk CechIl viaggio del signor Broucek sulla luna(1887). Ne è protagonista un piccolo proprietario immobiliare praghese dall’aspetto comico, un fanfarone compiaciuto della propria pochezza piccolo-borghese e totalmente privo di ideali, la cui attività prevalente, oltre alle copiose bevute di birra, è quella di esibirsi senza ritegno alcuno in millanterie e spacconate, rese se possibile ancor più fantasiose e improbabili dai crescenti fumi dell’alcol, che gli ottenebra una mente non particolarmente acuta. Teatro della sua prosaica esistenza è per lo più l’osteria Vikárka, abitualmente frequentata da un colorito sottobosco di poeti eccentrici e artisti falliti, ancorché ovviamente negletti e incompresi, che si accaniscono – in virtù anche della propria frustrazione – sul ridicolo Matej Broucek, denigrandolo e additandolo al pubblico ludibrio. I dueViaggi del signor Brouceksono veri e propri deliri da ubriaco, di tono surreale e grottesco, ma tra essi si frappone (oltre al vivo successo riscosso dalle numerose rappresentazioni diJenufa) il primo conflitto mondiale, che mutò lo spirito e l’atmosfera del secondo lavoro, scritto in pochi mesi nel 1917. È infatti soprattutto nelViaggio del signor Broucek nel XV secoloche l’impegno patriottico e sociale di Janácek si manifesterà con maggiore coscienza e aggressività, alla vigilia dell’indipendenza cecoslovacca. Partendo dalla beffarda satira di Cech il compositore cèco coglie l’occasione per mettere alla berlina il filisteismo piccoloborghese dei suoi connazionali, piuttosto tolleranti nei confronti della dominazione asburgica. In un articolo del 1917, infatti, Janácek scrive: «Ci sono molti Broucek fra i Cechi, quanti furono gli Oblomov fra i Russi. Bisogna aver ripugnanza per costoro, calpestarli, strozzarli quando li incontriamo (...). Essi devono essere sostituiti dalla divina certezza dei nostri eroi nazionali (...). Un gran giorno si avvicina: vogliamo spazzar via dalle nostre fronti ogni ombra di dubbio, ogni debolezza, ogni paura, ogni soggezione?».

Estremamente avventurose e complesse furono le vicende legate all’elaborazione del libretto delViaggio sulla luna: sembra addirittura che non meno di quindici siano stati i diversi autori – perlopiù poeti – alternativamente coinvolti da Janácek nella singolare stesura collettiva (ma tutt’altro che pacifica). Fu Procházka – ‘unico’ autore del libretto delViaggio del signor Broucek nel XV secolo– ad effettuare la revisione finale, verso la fine del 1917, quando Janácek aveva già da tempo (1907-08) completato la composizione delle musiche. Il primoViaggioridicolizza certi ambienti artistici praghesi, vacuamente inclini a seguire l’ultima tendenza estetica o letteraria (per lo più improntata a un crepuscolarismo estenuato e di maniera) lanciata dal critico in auge al momento, discettando amabilmente in vaniloqui di tono aulico e senza costrutto alcuno, con somma superficialità e affettazione. Oggetto della corrosiva parodia di quest’opera lunare e lunatica è proprio il confronto tra la crassa prosaicità di Broucek (che sembra essere uscito da un disegno di Grosz) e questi ambienti pseudointellettuali e salottieri, gli stessi che trattavano con sufficienza (quando non se ne disinteressavano totalmente) il lavoro di Janácek, notoriamente isolato e orgogliosamente poco incline a seguire le mode dettate dai salotti ‘colti’.

Davanti all’osteria, in preda a un impeto di gelosia, Málinka sta litigando con Mazal, minacciandolo di preferirgli Broucek come futuro marito. Quest’ultimo, interrogato dal sagrestano sulla serietà delle sue intenzioni, replica di poterla sì sposare, ma solamente sulla luna, dove di lì a poco si ritrova per assistere a una bizzarra serie di visioni, che altro non sono se non la trasposizione onirica delle stesse vicende e degli stessi personaggi (che qui assumono nomi fantasiosi e più consoni all’ambientazione selenita) che Broucek ha lasciato sulla terra. I dialoghi sono uno stravagante e divertito trionfo di barocchismi poetici prossimi al delirio e alnonsense, che confondono vieppiù il malcapitato Broucek. Appena può, sfugge (a cavallo di Pegaso) dall’imbarazzante triangolo amoroso, dopo aver vagheggiato, con grande scandalo degli esteti lunari, ciò che sulla terra più gli stava a cuore, ossia le fumanti salsicce dell’osteria, nel cui familiare interno infine si ritrova (ponendo così fine al suo incubo da ubriaco), mentre, nel frattempo, Málinka e Mazal si sono riappacificati.

Lo stile di Janácek è sempre essenziale, intriso sia da unohumourpungente, che si traduce in una consimile scrittura moderatamente dissonante, sia da un certo «paesaggismo sinfonico» (Pulcini), rinvenibile soprattutto nella descrizione dell’ambiente praghese e nei voli di Broucek. Gli inconcludenti empiti poetici degli abitanti lunari sono accompagnati da una efficace parodia di atmosfere musicali tardoromantiche, mentre i numerosi valzer sono caratterizzati dalla ripetizione ostinata – peculiare della sintassi musicale di Janácek – di sintetici incisi melodici. I temi principali sono esposti dall’orchestra, con brevi frasi variate e ripetute sui diversi gradi della scala. Alcune di queste frasi hanno funzione di Leitmotive e si trasformano a seconda delle condizioni psicologiche o dell’azione; ma quasi sempre Janácek le impiega in modo così libero da poterle adattare a quasi tutti i personaggi e le azioni.
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi


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