Quest’opera è nota anche con il titolo
Der häusliche Krieg, scelto a scopo precauzionale per non irritare la censura con inopportune menzioni di congiure; ma neanche il battesimo di convenienza servì a condurre sulle scene questo ennesimo
Singspiel schubertiano, che si colloca cronologicamente fra
Alfonso und Estrella e
Fierrabras. Il personaggio
en travesti del paggio Udolin venne rielaborato già durante la stesura di
Fierrabras e protrasse le rifiniture dei
Verschworenen fino al febbraio 1824, quando Schubert richiuse definitivamente entrambi i lavori in un cassetto; era successo, infatti, che nel frattempo
Fierrabras era stato respinto senza appello e a Berlino lo stesso libretto di Castelli era stato intonato da un altro compositore. La rappresentazione di quest’operina rivale era in realtà caduta nella completa indifferenza, ma non così credette Schubert, fuorviato da una notiziola apparsa sulla viennese ‘Theaterzeitung’; per questo il compositore scrisse a Leopold Kupelweiser: «Il libretto di Castelli
Die Verschworenen è stato musicato a Berlino da un compositore locale e ha avuto accoglienza molto favorevole. Insomma, sembra che io abbia di nuovo composto due opere inutilmente». Svanivano in tal modo le speranze che proprio la ‘Theaterzeitung’ aveva risvegliato l’anno precedente, lasciando intravvedere a Schubert la possibilità di una rappresentazione. La vicenda deriva da una commedia di Aristofane,
Lisistrata, riletta in chiave moderna, ma anche privata dell’originario mordente furbesco.
Nel castello di Heribert, ai tempi delle crociate. I cavalieri sono partiti da un anno, lasciando a casa le spose sole e afflitte; riunite in assisa segreta, le nobildonne hanno complottato di negarsi a ogni desiderio dei mariti per snervarli al punto da farsi promettere che mai più le abbandoneranno per andare a combattere. L’incauta Isella racconta tutta la macchinazione al fidanzato, il paggio Udolin, mandato in avanscoperta dai cavalieri ormai sulla via del ritorno. Udolin si precipita ad avvertire i suoi signori, che reagiscono quindi con ostentata freddezza alle ripulse delle mogli, preparando a gran voce una nuova partenza verso mete militari e facendo sapere che dal canto loro non toccheranno mai più le loro spose, se queste non saranno disposte a seguirli in guerra. Quando però sorprendono Ludmilla con indosso un’armatura, pronta al sacrificio, offrono la riconciliazione, purché le donne si convincano che alla natura femminile «non si addice combattere con la ritrosia, ma con la preghiera e con la dolcezza».
Quando Cornelius rivelava di aspirare a divenire l’«Aristofane dell’opera», ossia a eccellere nel genere comico ancora vacante di capolavori in lingua tedesca, non intendeva certo riscrivere le commedie dell’autore greco, quanto piuttosto raccoglierne idealmente lo spirito e la freschezza; niente da spartire, quindi, con la maldestra revisione operata dall’ingenuo Castelli sulla Lisistrata. I critici hanno sempre messo in risalto il tono operettistico, addirittura offenbachiano ante litteram, delle ariette assegnate a Heribert, poco adatte forse al prototipo del nobile guerriero, ma molto felici sotto un profilo intrinsecamente musicale. In questo Singspiel Schubert è costretto dalla base librettistica a scrivere molti ensembles, soprattutto per i personaggi femminili, sacrificando le pagine solistiche: limite, questo, che non riesce solo poco gradito ai cantanti, ma che coarta anche la vena lirica del compositore.
Schubert continuava a rinnovare i suoi esperimenti operistici non perché fosse spinto al teatro da un’esigenza interiore (benché fosse consapevole che i suoi risultati in questo campo, sebbene non superlativi, erano certo superiori a quelli raggiunti da lavori cui però momentaneamente arrideva il plauso delle folle), ma piuttosto per indurre il pubblico a interessarsi alla sua arte; con questo scopo spesso compose le sue opere, cercando di insinuarvi una serie di Lieder che dai salotti casalinghi delle ‘schubertiadi’ non potevano presumere di destare mai alcuna attenzione critica, ma che forse dal piedistallo privilegiato di un teatro avrebbero potuto imporsi. Ecco spiegati le improvvise oasi liriche che costellano i lavori operistici di Schubert, raffreddandone ulteriormente la temperatura drammatica e rendendo le già malferme trame prescelte ancora più inerti e sconnesse; il caso di questo Singspiel, con le sue aperture cantabili fuor di luogo, testimonia ancora una volta il carattere di costrizione dell’approccio schubertiano con il teatro e la radicale refrattarietà del compositore alle leggi della drammaturgia, cui si costringeva a piegarsi solo per obbligo professionale.
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi