Busoni incominciò a pensare a un’opera ispirata al racconto
Die Brautwahl di Ernst Theodor Amadeus Hoffmann verso la fine del 1905, pochi mesi dopo la stesura del
Saggio di una nuova estetica della musica, nel quale egli afferma la propria inclinazione per un teatro di tipo fantastico e divertente, privo di implicazioni sentimentali e per questo adatto al carattere «sognante e trascendentale» della musica; la scelta del racconto di Hoffmann, oltre a essere la conseguenza di un’ammirazione per lo scrittore tedesco coltivata fin dall’infanzia, metteva in luce reciproche affinità e una comunione di ideali artistici. Hoffmann offriva infatti a Busoni un mondo in equilibrio tra realtà e invenzione fantastica, dove agiscono l’uno accanto all’altro quegli elementi simbolici, magici e grotteschi che egli allora cercava per dar vita a un teatro fatto di magia, di verità e finzione, di commedia e di satira. La realizzazione della
Sposa sorteggiata occupò Busoni per più di sei anni (fino al 1911), la maggior parte dei quali dedicati alla composizione della musica: Busoni spazia su un ampio arco di soluzioni linguistiche, dalla semplicità delle ricorrenti citazioni rossiniane e mozartiane, alla mobilità di scrittura armonica, alla densità ora contrappuntistica ora cromatica delle scene magiche e notturne; il tutto fuso nelle campiture di un lavoro che conserva la classica struttura per pezzi chiusi. Nonostante il carattere in apparenza leggero e divertente, da commedia borghese punteggiata di satira di costume,
La sposa sorteggiata ambisce così a un’ardua sintesi costruttiva, nella quale si compongano in unità di stile i molteplici piani narrativi desunti dal racconto hoffmanniano.
Fonte:
Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi