Unanimemente considerato uno degli esempi piĂš perfetti di drammaturgia musicale, il primo frutto della collaborazione fra Mozart e Lorenzo Da Ponte vide la luce fra non poche difficoltĂ , legate ai problemi di censura che la commedia di Beaumarchais si portava dietro e alle tipiche cabale dellâambiente teatrale viennese, dominato dalla figura del direttore dei Teatri imperiali, conte Rosemberg Orsini. Tutta la genesi del lavoro (per il quale manca, purtroppo, un carteggio fra i due autori) è descritta con discreta attendibilitĂ nelle
Memoriedi Lorenzo Da Ponte: lâidea sarebbe nata da una conversazione con Mozart (ÂŤLâimmensitĂ del suo genio domandava un soggetto esteso, multiforme, sublimeÂť), ma si scontrò col divieto imperiale di rappresentare la commedia di Beaumarchais, ÂŤscritta troppo liberamente per un costumato uditorioÂť. Si può legittimamente dubitare che sia stato lâAbate â come egli stesso sostiene â a convincere Giuseppe II a dare il suo
nulla ostaalla rappresentazione della nuova opera: ultimamente, buona parte della storiografia musicale inclina invece a ritenere che lâimperatore abbia avuto un ruolo di primissimo piano nel progetto, e che abbia ottenuto dal Da Ponte lâomissione delle tirate piĂš squisitamente politiche senza per questo intaccare la sostanza della trama, perfettamente adeguata alle sue idee di monarca illuminato e alla sua opera fustigatrice del malcostume aristocratico. Anche lâaneddoto concernente il problema della presenza di un ballo nellâopera (Giuseppe II aveva proibito le danze negli spettacoli di corte), opportunamente stigmatizzato dai rivali di Da Ponte, conferma lâinteresse privilegiato che il monarca ebbe per tutta lâoperazione, se è vero, come racconta il librettista, che egli stesso si sarebbe recato alle prove e, vedendo lâazione deturpata dalla mancanza del ballo di matrimonio, lâavrebbe fatta reinserire sul momento. In effetti è perlomeno singolare che un testo come quello di Beaumarchais, disseminato di veleni satirici e politici contro la classe aristocratica, potesse proprio in quegli anni giungere alle scene senza un fortissimo sostegno dallâalto. Evidentemente, i progetti dellâimperatore, che aspirava a farsi garante dâuna nuova alleanza con la vera forza sociale dello stato, la borghesia, saltando a pieâ pari lâantica struttura feudale, passavano anche attraverso una politica culturale â e segnatamente teatrale â di natura deliberatamente provocatoria, alla quale due spiriti libertini come Da Ponte e Mozart sembravano servire alla perfezione. Comunque, per la sua bruciante attualitĂ e per la perfezione del suo febbrile ritmo teatrale,
Le nozze di FigarofinĂŹ per essere il piĂš grande successo dellâintera carriera artistica di Mozart, e trovò immediata e duratura rispondenza nei teatri di tutta Europa. Da allora, lâopera non ha mai cessato dâessere ammirata e prodotta, neppure nel XIX secolo, che si dimostrò per altri versi sordo e crudele nei confronti di larga parte del teatro mozartiano (si pensi alla totale cancellazione dal repertorio ottocentesco dâun capolavoro come
CosĂŹ fan tutte, senza dire delle due grandi opere serie,
Idomeneoe
La clemenza di Tito). La rinascita della fortuna di Mozart appartiene però prevalentemente al nostro secolo, cominciando con lâappassionata dedizione che al Salisburghese consacrarono personaggi come Gustav Mahler (nel periodo della sua direzione dellâOpera di Stato di Vienna) e Richard Strauss. Questâultimo, fondatore insieme a Hugo von Hofmannsthal dei Salzburger Festspiele, dette allâautore delle
Nozzeun tempio imperituro nella sua cittĂ natale e un esempio al mondo intero nella sistematica riscoperta di tutto il catalogo di Mozart. A Salisburgo sono legate produzioni leggendarie dellâopera, nei nomi di Franz Schalk (che fu il direttore del primo allestimento prodotto al Festival nel 1922), di Clemens Krauss, Felix Weingartner, Bruno Walter, Karl BĂśhm, Josef Krips, Herbert von Karajan, Wilhelm Furtwängler. Nella direzione aperta dai Salzburger Festspiele, si moltiplicarono in altre nazioni iniziative affini, come a Glyndebourne in Gran Bretagna, dove ebbe un fondamentale ruolo dâapostolo mozartiano il direttore Fritz Busch, o a Aix-en-Provence, che ebbe in Hans Rosbaud il suo animatore nel secondo dopoguerra.
Le nozze di Figarohanno naturalmente attirato anche lâattenzione dei maggiori registi dâopera, fin dai mitici allestimenti di Walter Felsenstein e di Lothar Wallerstein (con le scene di Alfred Roller); in tempi piĂš vicini a noi, hanno raggiunto grandi risultati artistici Luchino Visconti (a Roma, con Carlo Maria Giulini), Jean-Pierre Ponnelle (a Salisburgo con Herbert von Karajan), Giorgio Strehler (prima a Versailles con Georg Solti e quindi alla Scala con Riccardo Muti), Antoine Vitez (Teatro Comunale di Firenze, ancora con Muti), Gian Carlo Menotti a Spoleto, Jonathan Miller (Vienna, con Claudio Abbado, Firenze con Zubin Mehta).
Atto primo. In una camera ancor non ammobiliata, Figaro sta prendendo le misure per il letto, mentre la sua promessa sposa Susanna si prova allo specchio un cappello per la festa di nozze, prevista in quel giorno medesimo (âCinque, dieci, ventiâ). Quando Susanna viene a sapere che quella è per lâappunto la camera che il conte dâAlmaviva ha loro destinato, ha un moto improvviso di disappunto. Meravigliatissimo, Figaro le spiega invece i vantaggi dâessere a due passi dalle camere dellâaristocratica coppia (âSe a caso Madamaâ). Susanna spiega allora al fidanzato quale sia il rischio cui stanno andando incontro: il conte, stanco ormai delle grazie della consorte, ha preso a far la corte proprio a Susanna e tenta â con lâaiuto di Basilio che gli fa da mezzano â di recuperare in segreto quelloius primae noctisal quale magnanimamente ha rinunciato con illuminato senso di giustizia. La scelta di quella camera sembra allora opportunissima ai progetti del conte, che cercherĂ in ogni modo di differire le nozze, onde goder per primo delle grazie virginali della sposina. Suona il campanello e Susanna deve correre al servizio. Rimasto solo, Figaro medita sul da farsi e promette di dar battaglia al conte con tutta la sua arguzia (cavatina âSe vuol ballare, signor continoâ). Uscito Figaro, entra in scena la vecchia Marcellina, governante a palazzo: è in compagnia del dottor Bartolo al quale espone le sue rivendicazioni di nozze nei confronti di Figaro. Costui le ha infatti firmato, in cambio di denaro, una cambiale di matrimonio, ed ella pretende ora di effettuare il contratto rivolgendosi al conte per aver giustizia. Bartolo la rassicura e si offre di farle da avvocato: avrĂ infatti il massimo gusto nel vendicarsi di Figaro (âLa vendetta, oh, la vendettaâ). Rimasta sola, Marcellina sâimbatte proprio in Susanna e la provoca a distanza. Fra le due nasce un comicissimo scambio dâinsinuazioni, ma Marcellina, stizzita, è costretta infine ad abbandonare la stanza (âVia resti servita, Madama brillanteâ). Entra quindi in scena, agitatissimo, il paggio Cherubino, che si querela con Susanna perchĂŠ il conte ha deliberato di cacciarlo dal castello, avendolo sorpreso in atteggiamento inequivocabile con Barbarina, cugina di Figaro. Preso in giro da Susanna per le sue follie dâadolescente sempre a caccia di fanciulle, Cherubino confessa il suo smarrimento di fronte al sentimento dâamore (âNon so piĂš cosa son, cosa faccioâ). Si sente rumore fuor dellâuscio e Cherubino, udendo la voce del conte, si nasconde dietro un seggiolone per non esser sorpresoen tĂŞte Ă tĂŞtecon Susanna. Entra quindi il conte che, ignaro della presenza del paggio, rinnova a Susanna le sue profferte dâamore, chiedendole un appuntamento in giardino. Si ode ancora fuor della porta la voce di Basilio, ed è allora il conte a rimpiattarsi dietro il seggiolone, mentre Cherubino scivola dal lato opposto e vi si pone sopra, coperto da un lenzuolo. Agitatissima, Susanna deve ascoltare le raccomandazioni di Basilio, che la invita a cedere al conte, rimproverandola di dar troppo spago al giovane paggio, che peraltro si sarebbe fatto troppo notare nelle sue attenzioni addirittura verso la contessa. Infuriato per la maligna insinuazione, il conte si alza dal suo nascondiglio e promette unâimmediata punizione per Cherubino, invano difeso da Susanna. Il conte racconta allora di come proprio il giorno prima abbia sorpreso il paggio sotto un tavolo in casa di Barbarina: nel mimare la scena dello scoprimento, solleva distrattamente il lenzuolo dal seggiolone, e si trova cosĂŹ davanti, ancora una volta, lo spaurito Cherubino. Il conte poi è costretto a trattenere la propria ira perchĂŠ in quel mentre giunge Figaro con una brigata di paesani a pregarlo di porre il velo candido sul capo della sposina, simbolo della sua rinunzia allâingrato diritto feudale. La provocazione viene incassata da Almaviva, che però ordina segretamente a Basilio di rintracciare Marcellina al fine di bloccare le nozze. Quindi, implorato da Figaro e Susanna di perdonare il paggio, il conte muta lâespulsione dal castello in una promozione militare, e lo nomina ufficiale. Figaro si congeda allora da Cherubino canzonandolo: è finita la sua vita di cicisbeo, comincia la dura carriera di soldato (âNon piĂš andrai, farfallone amorosoâ).
Atto secondo. Sola nella sua camera da letto, la contessa lamenta la sua condizione di sposa negletta (âPorgi amorâ). Entra Susanna e le racconta dei tentativi di seduzione del conte nei suoi confronti. Giunto nella stanza, Figaro comincia a ordire la trama per smascherare il padrone: decide insieme alle due donne dâinviare al conte un biglietto anonimo che lo faccia ingelosire riguardo alla contessa, e nel contempo dâinviare nottetempo Cherubino travestito da donna in giardino allâappuntamento che Susanna avrĂ dato al conte, onde la contessa possa sorprendere il marito infedele davanti a tutti. Figaro invia quindi nella camera Cherubino â non ancora partito per Siviglia â in modo che provi gli abiti femminili. Coperto di rossore, il paggio viene poi obbligato dalla contessa a cantarle la canzonetta che ha scritto (âVoi che sapeteâ), e quindi Susanna comincia a vestirlo, notando fra lâaltro la premura con cui era stato redatto il suo brevetto dâufficiale, al quale manca il necessario sigillo. Mentre la cameriera è andata a prendere un nastro in una camera contigua, il conte bussa alla porta, gettando la contessa e Cherubino nella piĂš grande agitazione. Cherubino si rifugia allora nel guardaroba, chiudendovisi a chiave. La contessa apre al marito, visibilmente imbarazzata, e mentre cerca di giustificare la chiusura della porta sâode dal guardaroba uno strepito dâoggetti caduti. Il conte, giĂ allarmato per il biglietto anonimo ricevuto, sâinsospettisce vieppiĂš, e la moglie è costretta allora a mentire dicendogli che in guardaroba câè Susanna che sta provandosi lâabito di nozze (terzetto âSusanna, or via sortiteâ). Costei è nel frattempo rientrata nella stanza e osserva la scena nascosta dietro il letto. Il conte decide di sfondare la porta e invita allora la consorte a uscir con lui per prendere gli attrezzi necessari. Rimasta sola e chiusa in stanza, Susanna bussa al guardaroba, donde esce Cherubino spaventatissimo. Non câè per lui altra via di scampo che gettarsi dalla finestra in giardino, mentre Susanna prenderĂ il suo posto nel guardaroba. Rientra il conte, e la moglie decide di svelargli lâarcano: nel guardaroba non câè Susanna, ma il paggio seminudo, lĂ convocato per una burla innocente. Lâira del conte perde allora ogni controllo, tanto che questi sâavventa alla porta del guardaroba per uccidere il paggio (âEsci ormai, garzon malnatoâ). Invece, con sbigottimento dâentrambi, dallo stanzino ecco uscire Susanna. Il conte chiede perdono alla sposa per i sospetti manifestati e le parole grosse che son corse, e tenera di cuore â oltre che non poco sollevata â la contessa lo perdona. Giunge però Figaro, che chiama tutti alla festa. Il conte gli sottopone allora il biglietto anonimo, che le due donne gli hanno rivelato esser stato scritto dal cameriere. Figaro prima nega, poi deve arrendersi allâevidenza e confessa. Le sorprese non sono però finite: sul piĂš bello entra il giardiniere Antonio con un vaso di garofani in pezzi, denunciando la mala creanza di qualcuno che si è buttato dalla finestra sui suoi fiori. Tutta lâarchitettura dâimbrogli e menzogne sta per crollare: Figaro si autoaccusa allora dâesser saltato egli stesso per paura del conte, e Antonio fa allora per dargli un foglio caduto al saltatore, ma il conte lo intercetta e chiede a Figaro cosa sia quel pezzo di carta che ha perduto. Figaro, disperato, cerca dâinventarsi qualcosa: gli vengono in soccorso le due donne, che riconoscono in quel foglio il brevetto dâufficiale di Cherubino. Il conte chiede allora perchĂŠ proprio Figaro ne sia stato in possesso, e di nuovo Susanna e la contessa lo traggono dâimbarazzo suggerendogli che il paggio glielo avrebbe dato perchĂŠ mancante dellâindispensabile sigillo. Scornato per lâennesima volta, il conte si vede infine assistito dalla sorte: entrano infatti Marcellina, Bartolo e Basilio a reclamar giustizia per la vecchia governante, che pretende, cambiale alla mano, di sposare Figaro. Il conte gongola soddisfatto e promette una sentenza che lo compensi degli imbrogli subiti.
Atto terzo. Nella sala preparata per la festa nuziale di Figaro e Susanna, il conte medita sugli avvenimenti cui ha assistito, senza riuscire a trovarne il bandolo. Entra Susanna che, dâaccordo con la contessa, ma ad insaputa di Figaro, dĂ un appuntamento al conte per quella sera, riaccendendo le sue voglie (âCrudel! PerchĂŠ finora farmi languir cosĂŹ?â). In realtĂ , la contessa ha deliberato di recarsi ella stessa allâappuntamento, con gli abiti di Susanna. Uscendo dalla stanza, Susanna incontra Figaro e lâavverte che ha giĂ vinto la causa con Marcellina. Il conte coglie però questâultima frase, e giura di vendicarsi (âVedrò mentrâio sospiroâ). Segue quindi la scena del giudizio, nella quale il magistrato Don Curzio intima a Figaro di pagare Marcellina o di sposarla. Figaro tenta allorain extremisdi bloccare la sentenza adducendo lâassenza dei suoi genitori per il consenso. Racconta dâesser stato raccolto infante abbandonato, ma dâessere di nascita illustre come testimoniano i panni ricamati trovati nella culla e soprattutto il tatuaggio impresso al braccio destro. Marcellina a quel punto trasalisce e riconosce in Figaro il suo Raffaello, figlio avuto in segreto da Don Bartolo e quindi esposto. Nello sbigottimento generale, Don Curzio sentenzia che il matrimonio non può aver luogo, mentre il conte abbandona la scena scornato per lâennesima volta (sestetto âRiconosci in questo amplessoâ). Sopraggiunge Susanna, pronta a pagare Marcellina con la dote ricevuta dalla contessa, ma con sua gran meraviglia vede Figaro abbracciato teneramente alla vecchia. La promessa sposa ha un moto dâira e schiaffeggia Figaro, ma Marcellina lâinforma dei nuovi sviluppi e dellâinsperato riconoscimento. Anchâella e Bartolo decidono di regolarizzare lâunione, e di rendere cosĂŹ doppia la festa di nozze. Frattanto, Cherubino non è ancor partito per il suo reggimento e viene condotto da Barbarina a travestirsi da donna per confondersi con lâaltre contadine. La contessa, sola in attesa di notizie da Susanna, rievoca le dolcezze perdute del suo matrimonio e spera di riconquistare il cuore del marito (âDove sono i bei momentiâ). Raggiunta poi da Susanna, le detta un biglietto da consegnare al conte durante la festa, nel quale si conferma il luogo dellâappuntamento per quella sera (duettino âChe soave zeffirettoâ); inoltre, fa scrivere a Susanna sul rovescio del foglio di restituire la spilla che serverĂ di sigillo, in segno dâaccettazione. Arrivano le ragazze del contado, e fra queste câè anche Cherubino travestito. In breve, però, costui vien smascherato da Antonio che lo denuncia al conte. Figaro arriva per chiamar tutti alla cerimonia e si scontra col conte, che può finalmente accusarlo per tutte le menzogne inventate in camera della contessa. La tensione è al massimo, ma è tempo di celebrare le nozze: entra il corteo dei doppi sposi, al quale segue la danza del fandango. Durante questa, Susanna lascia scivolare in mano al conte il bigliettino. Costui si punge con la spilla e poi si mette a cercarla goffamente per terra. Figaro lo scorge, e crede che sia un biglietto amoroso di qualche contadina. Ritrovato il sigillo, il conte congeda tutti i presenti e li invita alla gran cena di quella sera.
Atto quarto. Di notte, nel giardino del castello, Barbarina cerca la spilla che il conte le ha dato da recare a Susanna (âLâho perdutaâ). Sâincontra con Figaro, che dalle sue labbra viene cosĂŹ a sapere che la mittente del biglietto altri non era che la sua sposa. Annientato dalla gelosia, chiede conforto alla madre Marcellina, che cerca di placarne i bollenti spiriti (âIl capro e la caprettaâ); Figaro tuttavia sâallontana per organizzare lo scoprimento dei due fedifraghi. Basilio e Bartolo, convocati da Figaro, riflettono sui pericoli di scontrarsi coi potenti. Rimasto solo, Figaro si lascia andare a considerazioni amare sul suo stato di marito tradito nel giorno stesso delle nozze e accusa le donne dâessere la rovina dellâumanitĂ (âAprite un poâ quegli occhiâ). Giunge in giardino Susanna con la contessa, e comincia la recita degli inganni. Fingendo di restar sola ÂŤa prendere il frescoÂť, Susanna eccita la gelosia di Figaro (âDeh vieni non tardarâ). In realtĂ , è la contessa che si appresta a ricevere leavancesdel conte, ma mentre lo sta aspettando sopraggiunge Cherubino, che scorgendo colei che egli crede esser Susanna decide di importunarla a sua volta con piccanti proposte (âPian pianin le andrò piĂš pressoâ). Figaro osserva tutto nascosto dietro una siepe e commenta velenosamente, senza accorgersi che anche Susanna è lĂŹ a due passi in sentinella. Arriva il conte, che sâadira nel vedere il suo oggetto del desiderio in compagnia dâun altro uomo. Tira allora un ceffone a Cherubino, ma questi si scosta ed è Figaro a buscarsi la sberla. Rimasto finalmente solo con la finta Susanna, il conte le regala un brillante e lâinvita ad appartarsi con lui in un luogo buio. Figaro non si regge piĂš e passa facendo baccano: la contessa allora si ritira in un padiglione a destra, mentre il conte perlustra il giardino per non trovarsi tra i piedi ulteriori scocciatori. Amareggiatissimo, Figaro sâimbatte allora in Susanna, che è vestita col mantello della contessa e simula la sua voce. La sposa lo mette alla prova e offre a Figaro lâoccasione di vendicarsi seduta stante dei due consorti infedeli. Figaro dopo poche battute lâha riconosciuta, ma continua a stare al gioco, finchĂŠ la situazione si chiarisce e i due si riconciliano felici. Si tratta allora di concludere la commedia ai danni del conte: vedendolo arrivare, Figaro e Susanna continuano perciò la loro scena di seduzione. Il conte, furibondo, vedendo quella châegli crede sua moglie corteggiata da Figaro in giardino, chiama tutti a smascherare i due reprobi; frattanto, Susanna si nasconde nel padiglione a sinistra. Davanti ad Antonio, Basilio e Bartolo, il conte accusa Figaro e comincia a trar fuori dal padiglione una vera processione di personaggi: Cherubino, Barbarina, Marcellina e infine Susanna, che tutti credono la contessa e che si copre il volto per la vergogna. Lâira del conte è implacabile e oppone un diniego dopo lâaltro ad ogni supplica di perdono da parte di Figaro e della falsa contessa. A questo punto, dallâaltro padiglione esce la vera contessa e tutti si rendono conto dellâimbroglio. Ella si scambia il mantello con Susanna e si rivolge al marito dicendogli: ÂŤAlmeno io per loro perdono otterrò. Il conte sâinginocchia umiliato e consapevole dâaver fatto la corte a sua moglie. Le chiede perdono e lâottiene, mentre tutti commentano soddisfatti la fine di quel giorno ÂŤdi capricci e di folliaÂť, e invitano a recarsi ai festeggiamenti per quel matrimonio tanto sospirato.
Al di lĂ degli innegabili accenti prerivoluzionari che lafolle journĂŠedi Beaumarchais si portava dietro, lââestrattoâ realizzato da Mozart e Da Ponte ha caratteristiche che superano di gran lunga lâattualitĂ del tema sociale e lo pongono in una dimensione superiore, quella della commedia umana.Le nozze di Figaroè infatti prima di tutto un dramma dei sentimenti, ove tutto si confonde â amore, sesso, gelosia, ira, riscatto di classe, orgoglio aristocratico, malinconia, gioco e,last but not least, leggerezza â ma al fine di mostrare, nel carosello dei personaggi, un panorama di emozioni, mai sottoposto a giudizio morale. Nessuno, neppure lo stesso Almaviva, viene infatti seriamente giudicato, benchĂŠ messo alla berlina: tutti i protagonisti della vicenda (che in effetti non ha poi figure davvero egemoni) sono mossi da un medesimo motore, che è il bisogno dâamore, sia esso considerato semplicemente come desiderio sessuale â per esempio nel conte o nel meraviglioso ritratto di Cherubino, adolescente alla scoperta dei piaceri â oppure come nostalgia dâuna felicitĂ perduta (la contessa), o ancora come puro affetto familiare e borghese (la coppia di Figaro e Susanna), benchĂŠ giĂ minato sul nascere dai sospetti e dalle civetterie. Come ha splendidamente intuito Massimo Mila nella sua esemplareLettura delle Nozze di Figaro, lâeros dellâopera è in realtĂ una formidabile metafora della ricerca della felicitĂ , il grande mito dellâIlluminismo che qui sâincrina sullo scetticismo mozartiano, in un primo capitolo di quello che è forse considerabile come il piĂš grande trattato sullâamore mai scritto: il seguito, nella dimensione epica dâun vero eroe tragicamente proiettato sullâimpossibilitĂ dâamare, sarĂ ilDon Giovanni,e la conclusione, amara fino al prezzo del cinismo, si chiamerĂ non a casoCosĂŹ fan tutte, prendendo il titolo da una battuta crudele di Don Basilio nel primo atto delleNozze.
La riprova di questa rappresentazione disincantata di una umanitĂ febbrilmente persa nel suo sogno dâappagamento giunge proprio alle ultime battute dellâopera, laddove ormai è avvenuto lo scoprimento di ogni imbroglio: quando Il conte sâinginocchia alla consorte e le chiede perdono col candore di una palingenesi sentimentale; quando quel perdono giunge con evangelica catarsi, esso intride la musica di una malinconia fino a quel momento mai cosĂŹ intensa e vera; quando tutti in coro dovrebbero intonare gioiosamente âOr tutti contenti saremo cosĂŹâ, lĂ Mozart ha consegnato alla musica, in aperta contraddizione col significato delle parole, il senso della vanitĂ dâogni umana speranza, il miraggio solo momentaneamente consolatorio, ma perfettamente inattingibile, della felicitĂ su questa terra.
Lâesperimento di Mozart e Da Ponte è riuscito, per la prima e forse ultima volta nella storia della musica, a superare i confini dei generi, sia nel teatro che nello stile musicale. Seguendo la traccia appena abbozzata da Paisiello nel suoBarbiere di Siviglia(egualmente tratto da Beaumarchais), musicista e librettista hanno liberato lâopera buffa dai suoi stereotipi ancora indebitati con la commedia dellâarte. NelleNozze, i personaggi hanno un rilievo psicologico affatto nuovo, uno sbalzo drammatico mai incontrato in precedenza, e per questo si trasformano in figure indelebili dalla memoria dello spettatore. Oltre che alla perfezione assoluta della drammaturgia e del testo, la folgorante capacitĂ di ritrarre i diversi tipi umani risiede soprattutto nella musica, che allarga il territorio dellâopera buffa con frequenti e sapienti prestiti dallo stile serio. Ad esempio nelle due grandi arie della contessa, intrise di una malinconia che non ha proprio nulla a che vedere con la tradizione comica; o anche lâunica aria del conte, il cui piglio fiero e virtuosistico ne fa una perfetta contaminazione di un genere nellâaltro. La grande novitĂ nella costruzione drammatica sono tuttavia i pezzi dâinsieme, vero punto di forza del ritmo travolgente di questa che, giustamente, Da Ponte volle definire ÂŤcommedia per musicaÂť e non âopera buffaâ. Come giĂ era in parte avvenuto nellâIdomeneoe nellaEntfĂźhrung aus dem Serail, nei pezzi dâinsieme (duetti, terzetti, sestetti, e particolarmente i due smisurati finali del secondo e quarto atto), le psicologie trovano il luogo deputato al conflitto e al confronto, e si fanno assai piĂš sottili e intelligibili di quanto non avvenga nei pur mirabili recitativi secchi. Il luogo eccelso della maestria di Mozart nel costruire in musica ilcoup de thÊâtre, è pertanto il finale del secondo atto, dove in un crescendo di tensione drammatica irresistibile gli attori in scena passano da due a sette, in venticinque minuti di musica ininterrotta e fluviale.
Un cenno merita anche il trattamento dellâorchestra, che non è certo il meno rivoluzionario degli elementi che concorrono alla sublime fisionomia dellâopera. Tra ilRatto dal serraglioe leNozze di Figaropassano quattro anni, un periodo nel quale Mozart affinò in misura inaudita le sue doti di orchestratore, grazie in particolare ai concerti per pianoforte e orchestra, che in molti casi appaiono come cartoni preparatori di immaginarie scene di teatro, nei diversi registri stilistici del patetico, del buffo, del lirico, e via dicendo. La nuova ricchezza degli strumenti a fiato, con le loro morbidezze e unâimpagabile sottigliezza espressiva, entra a far parte a pieno titolo della scrittura delleNozze di Figaro, tanto che si potrebbe a buon diritto sostenere che il fitto dialogo fra voci e strumenti sia il piĂš autentico e acutissimo scandaglio delle emozioni e dei sentimenti che percorrono la commedia.
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi